I Giorni della Bertcha


La dodicesima notte, tra il 5 e il 6 gennaio, viene celebrata da tanto tanto tempo… anche se nel medioevo si cristallizzò nella notte che vide arrivare i tre magi da Gesù Bambino. Ma molto molto prima, quando l'uomo era giovane e la terra incantata, questa notte era abitata da una dolce figura femminile: Frau Holle (che significa La Gentile - la Dea Holla), portatrice di fertilità, abbondanza e giustizia. Il folklore germanico la immaginava percorrere la terra su una slitta trainata da cani nei 12 giorni che seguono il solstizio, distribuendo doni e fortuna...
in compagnia di un magnifico corteo. Durante questi dodici giorni le Dee quali Frau Holle, la Berchta e altre affini, vagavano di casa in casa esaminando gli arcolai delle donne (sono tutte dee strettamente collegate all'arte della filatura e ai lavori femminili). Se le donne avevano filato con cura e maestria, se avevano tenuto bene in ordine la casa, sarebbero state premiate (magari con matasse di lino o di lana che non si sarebbero mai esaurite, o con Buona Fortuna); se invece il lavoro fosse risultato sciatto e mal fatto, allora i fili sarebbero stati ingarbugliati e le pigre donne punite. Erano figure legate all'inverno, coloro che facevano nevicare e proteggevano gli animali delle foreste... quindi amiche occhio: riordinate i lini e le matassine, lucidate gli aghi e ripulite le forbici, che tutto sia in ordine in queste notti d'incanto....
Con il tempo la figura pagana di Holle svanì, lasciando la scene alla Befana che tutti conosciamo… e nell'immaginario religioso invece arrivarono i Re Magi.

Le Origini pagane dell’Epifania
Befana non è altro che la forma dialettale di Epifania. Si può dire, che “Epifania” fu quasi sempre e solo il nome letterario della festa, il nome colto e poco usato; nel corso del tempo la parola si trasformò, si deformò nei vari dialetti. Così i toscani chiamarono l’Epifania “Befania”, i romani la dissero “Pasqua Befania”, i bolognesi “Epifagna”…

Già gli antichi Romani celebravano l’inizio d’anno con feste in onore al dio Giano e alla dea Strenia (e di qui la parola strenna come sinonimo di regalo). Queste feste erano chiamate le Sigillaria; ci si scambiavano auguri e doni in forma di statuette d’argilla, o di bronzo e perfino d’oro e d’argento.
Queste statuette erano dette “sigilla”, dal latino “sigillum”, diminutivo di “signum”, statua.
Le Sigillaria erano attese soprattutto dai bambini che ricevevano in dono i loro sigilla (di solito di pasta dolce) in forma di bamboline e animaletti. Questa tradizione di doni e auguri si radicò così profondamente nella gente, che persino la Chiesa dovette tollerarla e adattarla alla sua dottrina.
In epoca medioevale si dà molta importanza al periodo compreso tra il Natale e il 6 gennaio, un periodo di dodici notti dove la notte dell’Epifania è anche chiamata la “Dodicesima notte”.

È un periodo molto delicato e critico per il calendario popolare, è il periodo che viene subito dopo la seminagione; è un periodo, quindi, pieno di speranze e di aspettative per il raccolto futuro, da cui dipende la sopravvivenza nel nuovo anno. In quelle dodici notti il popolo contadino credeva di vedere volare sopra i campi appena seminati Diana con un gruppo più o meno numeroso di donne, per rendere appunto fertili le campagne.
Nell’antica Roma Diana era non solo la dea della luna, ma anche la dea della fertilità e nelle credenze popolari del Medioevo Diana, nonostante la cristianizzazione, continuava ad essere venerata come tale. All’inizio Diana e queste figure femminili non avevano nulla di maligno, ma la Chiesa cristiana le condannò in quanto pagane e per rendere più credibile e più temuta questa condanna le dichiarò figlie di Satana!

Diana, da buona dea della fecondità diventa così una divinità infernale, che con le sue cavalcate notturne alla testa delle anime di molte donne stimola la fantasia superstiziosa dei popoli contadini. In questi secloi nascono i racconti delle streghe, dei loro voli e convegni a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno.
Nasce anche da qui la tradizione diffusa in tutta Europa che il tempo tra Natale ed Epifania sia da ritenersi propizio alle streghe.
E così presso i tedeschi del nord Diana diventa Frau Holle mentre nella Germania del sud, diventa Frau Berchta.
Entrambe queste “Signore” portano in sé il bene e il male: sono gentili, benevole, sono le dee della vegetazione e della fertilità, le protettrici delle filatrici, ma nello stesso tempo si dimostrano cattive e spietate contro chi fa del male o è prepotente e violento. Si spostano volando o su una scopa o su un carro, seguite dalle “signore della notte”, le maghe e le streghe e le anime dei non battezzati.

Strenia, Diana, Holle, Berchta, da tutto questo complesso stregonesco, ecco che finalmente prende il volo sulla sua scopa una strega di buon cuore: la Befana. Valicate le Alpi, la Diana-Berchta presso gli italiani muta il suo nome e diventa la benefica Vecchia del 6 gennaio, la Befana, rappresentata come una strega a cavallo della scopa, che, volando nella dodicesima notte, lascia ai bambini dolci o carbone. Nella Befana si fondono tutti gli elementi della vecchia tradizione: la generosità della dea Strenia e lo spirito delle feste dell’antica Roma; i concetti di fertilità e fecondità della mite Diana; il truce aspetto esteriore avuto in eredità da certe streghe da tregenda; una punta di crudeltà ereditata da Frau Berchta.
Ancora oggi in alcune zone di culto tradizionale particolare la notte del 5 gennaio o del 6 gennaio si accendono i falò, e, come strega e Dea della fertilità, la Befana viene bruciata. Dal fumo del falò si traggono auspici per il raccolto e le ceneri delle pire verranno poi sparse per la campagna.